lunedì 14 aprile 2014

Perché impegnarsi

Perché la politica e l'interesse per la collettività (tutta), al bene comune, devono ritornare ad essere i veri protagonisti del vivere insieme con la speranza di riuscir a cogliere sempre più le migliori opportunità disponibili per garantirsi un futuro tranquillo, solido, sempre più vivibile e famigliare, dinamico e al passo coi tempi.

Parliamo di noi, delle nostre idee... concentriamoci sull'entusiasmo di cambiare in meglio, le potenzialità ci sono; basterebbe avere la volontà nel farlo. Proviamo a custodire la questione pubblica per una volta in modo diverso, con il dialogo, con un comune interesse.
Con onestà intellettuale.

Povera Italia. Stiamo pagando errori, sciatterie, irresponsabilità nei confronti dello Stato, della storia, della comunità; siamo vittime di illogiche politiche di sviluppo e di mercato troppo trascurate e permesse nel tempo (non tutte le colpe sono nostre sia ben chiaro). Stiamo vivendo l'anti-politica. Ma chissà se un giorno, soprattutto noi ragazzi, potremo mai cogliere la potenza della politica, la sua nobiltà, il suo integro nucleo di speranza, il suo essere motore del mondo, e non zavorra come appare troppo spesso, oggi, a troppi di noi?

Il sistema economico sulla quale esistevamo si è rotto e ora ci tocca resistere.
I mercati guardano altrove (alcuni di questi sono chiamati paesi in via di sviluppo da chi, in quei paesi, non c'è mai stato) e il BRIC, oggi, fa paura al G8. L'Onu è, come sempre, paralizzato, impotente. Eppure sarebbe una incredibile risorsa, la più bella invenzione dell'Uomo. Tuttavia... 

Il terzo settore, il mondo solidale, il volontariato cercano di resistere nonostante tutto.
I piccoli artigiani non sanno più dove sbattere la testa dalla sfiducia e non li invidio affatto quando sono costretti a lasciare a casa della gente. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio... esistono ancora moltissimi piccoli imprenditori che, sono convinto, piuttosto che lasciare a casa un proprio affezionato dipendente o chiudere la baracca si taglierebbero un braccio. Delle multinazionali o dei fan della delocalizzazione cosa dire... Ci dicono che il contesto globale impone. E il popolo, la brava gente? E' destinata a subire e basta?
Per sempre?

Sono le persone più deboli e le persone più indifese quelle che necessitano di più e che lo Stato deve difendere a tutti i costi. Sono quelle le categorie, quelle classi, chiamatele come volete, che da sempre vengono strumentalizzate e sfruttate dai sistemi economici, dagli estremi politici, dai media, dalle pubblicità, dagli eventi. E sono sempre più in difficoltà oltre che in aumento; non parlo dei soliti migranti... oggi siamo in crisi un po' tutti.

Parlo, come già detto, anche di chi difende una sua impresa, creata magari con tanti sacrifici, parlo degli studenti che vorrebbero fare quello per la quale hanno studiato, dei precari che non vorrebbero rimanere tutto il giorno in attesa di uno squillo, ma anche di chi vorrebbe semplicemente cambiare... ma non ha più, a causa della crisi, l'opportunità giusta.

E un paese che non è capace di offrire più delle opportunità giuste, è un paese destinato ad impoverirsi.

« Vivete, quindi, nel rispetto per gli altri e in cerca di quelle forze che possono cambiare il senso delle cose e il ritmo illuminato della nostra esistenza. » 
Indignatevi, Stephane Hessel